mercoledì 14 marzo 2012

CONSIDERAZIONI SUL GRASSO CORPOREO


Una chiara associazione tra obesità e gravi malattie come ipertensione, diabete, malattie cardiovascolari e persino il cancro è ormai nota a tutti.
Tuttavia molti aspetti che regolano questa relazione sono tutt’oggi poco chiari.

La definizione più generale e comune di obesità dal punto di vista medico si basa sull’INDICE DI  MASSA CORPOREO(IMC).
Questo valore è il rapporto espresso in chilogrammi diviso il quadrato dell’altezza espresso in metri.

La soglia della mortalità aumenta oggettivamente quando questo valore supera i 30 e, perciò, si associa questo valore all’obesità.
Tra 25 e 30 si parla di sovrappeso e rappresenta un campanello d’allarme piuttosto che un reale possibile paniere di patologia/e.

Da alcuni punti di vista è un valore fittizio: pensate ad un atleta NBA alto 1.90 con peso 100 o un robusto difensore della serie A di calcio italiana, i loro IMC saranno alti ma capiamo benissimo che sono in salute.

Questo valore è un parametro iniziale di analisi medica del paziente ed è assolutamente necessario associarlo ad altri fattori.
C’è chi ha problemi di salute già con valori relativamente bassi intorno ai 25, chi invece con valore 35 è perfettamente in salute.

Non tutto il grasso comunque ha gli stessi effetti.
Molti studi suggeriscono che diabete e malattie cardiovascolari siano strettamente collegate al grasso intra-addominale o viscerale.

A volte la famosa forma a “pera”  difficilmente provoca malattie se non è associata a grasso sulla “pancia”.
Al contrario se la “pancia” abbonda la probabilità di contrarre diabete o altre malattie è relativamente alta, nonostante il grasso “sotto la cinta” sia basso.

Spesso vox populi parla di grasso uguale malattia senza conoscere bene i meccanismi delicati dietro questa affermazione: in realtà è la stessa scienza che sta cercando ancora una strada maestra.

Una teoria indica che in grasso addominale è collocato in modo da liberare acidi grassi e forse altre sostanza e segnali nella vena porta che irrora direttamente il fegato, influenzando potenzialmente il funzionamento di organi cruciali.

Il tessuto adiposo, inoltre, produce una serie di inneschi di infiammazione che potrebbero contribuire al rischio di cancro, diabete, malattie cardiovascolari ed altri disturbi immunitari.

L'adiponectina è un ormone proteico che modula alcuni processi metabolici, inclusa la regolazione del glucosio e il catabolismo degli acidi grassi.
L'adiponectina è secreta dal tessuto adiposo nel flusso sanguigno ed è molto abbondante nel plasma sanguigno in funzione di altri ormoni. 

I livelli di presenza dell'ormone sono inversamente collegati con la percentuale di grasso nel corpo  gli obesi, infatti, producono livelli più bassi di questo ormone rispetto ad individui normopeso.
Questo meccanismo è stato verificato negli adulti ma, ad oggi, non ancora nei bambini.

L'adiponectina:
·       promuove l'ossidazione degli acidi grassi nei muscoli
·       riduce l'apporto di acidi grassi al fegato con minore sintesi di “molecole grasse”

La potenziale perdita degli effetti benefici di questo ormone per aumento del grasso corporeo + associato allo sviluppo di insulino-resistenza e quindi alle malattie cardiovascolari.

Un ruolo più diretto nell ‘insulino-resistenza è svolto dall’adipochina, una proteina che lega il retinolo e che le cellule adipose producono in maggiori quantità nelle persone obese.

Studi effettuati sugli animali dimostrano che il retinolo diminuisce la sensibilità dell’insulina da parte di fegato e cellule.

Recenti scoperte evidenziano come maggiori quantità di grasso viscerale vadano a generare maggiori quantità di retinolo rispetto a quanto faccio il grasso sottocutaneo presenti in altre regioni del corpo.

Ad oggi è difficile indicare una via in quanto ci sono ulteriori aspetti da analizzare nella lotta al sovrappeso e all’obesità.
A breve illustrerò altri punti di vista importanti.

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