Una chiara associazione tra obesità e gravi malattie come
ipertensione, diabete, malattie cardiovascolari e persino il cancro è ormai
nota a tutti.
Tuttavia molti aspetti che regolano questa relazione sono
tutt’oggi poco chiari.
La definizione più generale e comune di obesità dal punto di
vista medico si basa sull’INDICE DI MASSA CORPOREO(IMC).
Questo valore è il rapporto espresso in chilogrammi diviso
il quadrato dell’altezza espresso in metri.
La soglia della mortalità aumenta oggettivamente quando
questo valore supera i 30 e, perciò, si associa questo valore all’obesità.
Tra 25 e 30 si parla di sovrappeso e rappresenta un
campanello d’allarme piuttosto che un reale possibile paniere di patologia/e.
Da alcuni punti di vista è un valore fittizio: pensate ad un
atleta NBA alto 1.90 con peso 100 o un robusto difensore della serie A di
calcio italiana, i loro IMC saranno alti ma capiamo benissimo che sono in
salute.
Questo valore è un parametro iniziale di analisi medica del
paziente ed è assolutamente necessario associarlo ad altri fattori.
C’è chi ha problemi di salute già con valori relativamente
bassi intorno ai 25, chi invece con valore 35 è perfettamente in salute.
Non tutto il grasso comunque ha gli stessi effetti.
Molti studi suggeriscono che diabete e malattie
cardiovascolari siano strettamente collegate al grasso intra-addominale o
viscerale.
A volte la famosa forma a “pera” difficilmente provoca malattie se non è
associata a grasso sulla “pancia”.
Al contrario se la “pancia” abbonda la probabilità di
contrarre diabete o altre malattie è relativamente alta, nonostante il grasso “sotto
la cinta” sia basso.
Spesso vox populi parla di grasso uguale malattia senza
conoscere bene i meccanismi delicati dietro questa affermazione: in realtà è la
stessa scienza che sta cercando ancora una strada maestra.
Una teoria indica che in grasso addominale è collocato in
modo da liberare acidi grassi e forse altre sostanza e segnali nella vena porta
che irrora direttamente il fegato, influenzando potenzialmente il funzionamento
di organi cruciali.
Il tessuto adiposo, inoltre, produce una serie di inneschi
di infiammazione che potrebbero contribuire al rischio di cancro, diabete,
malattie cardiovascolari ed altri disturbi immunitari.
L'adiponectina è un ormone proteico che modula alcuni processi metabolici,
inclusa la regolazione del glucosio e il catabolismo degli acidi grassi.
L'adiponectina è secreta dal tessuto adiposo nel flusso sanguigno ed è molto
abbondante nel plasma sanguigno in funzione di altri ormoni.
I livelli di presenza dell'ormone sono inversamente collegati con la
percentuale di grasso nel corpo gli
obesi, infatti, producono livelli più bassi di questo ormone rispetto ad
individui normopeso.
Questo meccanismo è stato verificato negli adulti ma, ad oggi, non ancora
nei bambini.
L'adiponectina:
·
promuove l'ossidazione degli
acidi grassi nei muscoli
·
riduce l'apporto di acidi
grassi al fegato con minore sintesi di “molecole grasse”
La potenziale perdita degli effetti benefici di questo ormone per aumento
del grasso corporeo + associato allo sviluppo di insulino-resistenza e quindi
alle malattie cardiovascolari.
Un ruolo più diretto nell ‘insulino-resistenza è svolto dall’adipochina, una
proteina che lega il retinolo e che le cellule adipose producono in maggiori
quantità nelle persone obese.
Studi effettuati sugli animali dimostrano che il retinolo diminuisce la
sensibilità dell’insulina da parte di fegato e cellule.
Recenti scoperte evidenziano come maggiori quantità di grasso viscerale
vadano a generare maggiori quantità di retinolo rispetto a quanto faccio il
grasso sottocutaneo presenti in altre regioni del corpo.
Ad oggi è difficile indicare una via in quanto ci sono ulteriori aspetti da
analizzare nella lotta al sovrappeso e all’obesità.
A breve illustrerò altri punti di vista importanti.
Nessun commento:
Posta un commento