mercoledì 14 marzo 2012

UN CENNO AGLI ALIMENTI FUNZIONALI


4 email nel giro di due giorni: argomento ALIMENTI FUNZIONALI! Vi accontento!
Gli  “alimenti funzionali” sono una categoria di cibo che presenta al loro interno alcuni componenti “non nutrienti” ma attivi dal punto di vista biologico e che influenzano positivamente la nostra salute.

La loro storia sicuramente non è attuale e questo è dimostrabile analizzando la medicina cinese la quale ha sempre creduto e sostenuto la possibilità di migliorare l’efficienza fisica e mentale attraverso l’uso di certi alimenti piuttosto che di altri.

I primi alimenti creati erano caratterizzati da un ridotto contenuto energetico, attraverso un abbassamento della quota di grassi e/o zuccheri, seguiti poi da alimenti come gli yogurt che aiutano la normale funzione intestinale.
Col proseguire degli anni la tecnologia ha permesso di isolare i singoli componenti di interesse e di creare alimenti ad hoc( che secondo il mio modestissimo parere vengo pubblicizzati nella maggior parte dei casi con eccessiva enfasi).

Ad oggi nell'Unione Europea la legislazione è assente.
Esistono  due categorie di alimenti funzionali:
  • Tipo A: alimenti che migliorano una specifica funzione fisiologica.                                                                    Questo tipo di alimenti non hanno relazione a malattie o stati patologici in generale. Vedi per il caffè, grazie alla sua xantina caffeina aumenta le capacità cognitive.
  • Tipo B: alimenti che riducono il rischio di una malattia. Per esempio è dimostrato che il licopene del pomodoro può ridurre il rischio di tumori.
Poche sono le nazione che hanno deciso di legiferare in merito a questo aspetto della nutrizione.
In Giappone, per esempio, tali alimenti sono riconosciuti e commercializzati con la sigla FOSHU (Food for Specific Health Use), e le loro proprietà funzionali sono necessariamente verificate attraverso studi scientifici.

Gli alimenti classificati come FOSHU devono essere approvati dal Ministro della Salute e da quello del Welfare.
Un aspetto curioso è quello relativo agli health claims, ovvero a quello che viene riportato sull’alimento per indicarne le specifiche proprietà.

Nell’Unione Europea, non esiste una legislazione armonica sugli health claims.
È idea diffusa che gli health claims devono essere correttamente formulati per tutelare il consumatore, promuovere il commercio e favorire la ricerca accademica e l’innovazione nell’industria alimentare.

Avviene sempre? Ne dubito….

Sono dell’idea che le aziende e i pubblicitari percorrano questa strada al limite del lecito in quanto la maggior parte delle volte assisto a pubblicità con un livello di enfasi molto alto che porta secondo me il potenziale cliente realmente fuori strada.
QUINDI CHIEDERE AD ESPERTI PER CAPIRE A FONDO COSA LA TV VOGLIA FARE PASSARE.

Nell’ultimo decennio, partendo dalla Svezia, sono state adottate diverse iniziative volte a facilitare l’utilizzo degli health claims, quali l’adozione di linee guida e codici di comportamento negli Stati membri dell’UE, tra cui la Svezia, l’Olanda e il Regno Unito, quest’ultimo con la “Joint Health Claims Initiative” (JHCI).

Negli USA, a partire dal 1993, sono stati ammessi su alcuni alimenti i claim relativi alla "riduzione del rischio di malattia".
Tali claim sono autorizzati dall’americana Food and Drug Administration (FDA) sulla base della "totalità delle evidenze scientifiche pubbliche e qualora vi sia ampio consenso scientifico tra esperti qualificati sul fatto che i claims siano avvalorati da tali prove".

Anche se le aziende possono utilizzare la comunicazione delle proprietà salutari per commercializzare i loro prodotti, l’intenzione dichiarata della FDA è far sì che gli health claims favoriscano il consumatore, fornendo informazioni su modelli alimentari sani che possano contribuire a ridurre il rischio di patologie come le malattie cardiache e il cancro.

La FDA ha annunciato che gli health claims possono anche basarsi su dichiarazioni approvate da un Organismo Scientifico Federale, come i “National Institutes of Health” e i “Centres for Disease Control and Prevention”, nonché la “National Academy of Sciences”.

L’Unione Europea ha un programma chiamato Functional Food Science in Europe (FUFOSE): questo programma è stato coordinato dall’International Life Sciences Institute (ILSI) Europe, con l’obiettivo di stabilire e sviluppare un approccio scientifico su alimenti con specifiche funzioni biologiche.

Il progetto FUFOSE ha preso in esame sei aspetti: crescita, sviluppo e differenziazione cellulare, metabolismo basale, difese dai composti ossidanti, alimenti funzionali e sistema cardiovascolare, fisiologia e funzionalità gastrointestinale ed effetti degli alimenti sul comportamento e sul profilo psicologico.
Il documento finale è stato pubblicato sul British Journal of Nutrition. 

Questo rapporto sottolinea come gli alimenti funzionali debbano comunque restare «alimenti», come tradizionalmente li conosciamo, e dimostrare la loro efficacia nelle quantità normalmente consumate nella dieta.
Funzionale può essere un alimento integrale naturale, un alimento a cui è stato aggiunto un componente, o un alimento da cui è stato eliminato un elemento con mezzi tecnologici o biotecnologici.

Può anche trattarsi di un alimento in cui è stata modificata la natura di uno o più componenti, o la biodisponibilità di uno o più elementi, o una qualsiasi combinazione di queste possibilità. Può essere destinato alla popolazione in genere o a gruppi specifici di persone che possono essere definiti, per esempio, in base all’età o alla costituzione genetica.

L’Azione Concertata della UE sostiene lo sviluppo di due tipi di health claims per gli alimenti funzionali, che devono sempre essere validi nell’ambito dell’alimentazione nella sua globalità e devono riferirsi a quantitativi di cibo normalmente consumati in una dieta. 

Tali health claims sono:
1. TIPO A: claim correlati al “miglioramento di una funzione biologica” in riferimento a specifiche attività fisiologiche, psicologiche e biologiche che vanno oltre il loro ruolo accertato nella crescita, nello sviluppo e in altre normali funzioni dell’organismo.
Questo tipo di dicitura non fa riferimento ad una malattia o ad uno stato patologico, per esempio alcuni oligosaccaridi non digeribili migliorano la crescita di una determinata flora batterica nell’intestino; la caffeina può migliorare l’efficienza cognitiva. 

2. TIPO B: claim correlati alla “riduzione del rischio di malattia” che si riferiscono al consumo di un alimento o di un componente alimentare che potrebbe contribuire alla riduzione del rischio di una data malattia o ad uno stato patologico grazie a specifici nutrienti o non nutrienti in esso contenuti (per esempio il folato può ridurre, in una donna le probabilità di avere un figlio con difetti del midollo spinale e un apporto sufficiente di calcio può contribuire a ridurre il rischio di osteoporosi nell’anzianità). 

Le conclusioni e i principi del progetto FUFOSE devono essere ancora implementati. È stato quindi avviato un nuovo programma di Azione Concertata della Commissione Europea, il progetto Process for the Assessment of Scientific Support for Claims on Foods (PASSCLAIM), che si prefigge l’obiettivo di risolvere alcuni degli attuali problemi relativi alla validazione, alla conferma scientifica dei claims e alla comunicazione al consumatore. 

Il progetto parte e si sviluppa sul principio che i claims relativi al "miglioramento di una funzione biologica" e alla "riduzione del rischio di malattia" devono essere basati su studi articolati che utilizzino bioindicatori debitamente identificati, caratterizzati e convalidati.
Il progetto PASSCLAIM mira a stabilire criteri comuni per valutare la fondatezza scientifica degli health claims, fornendo un quadro normativo per la preparazione di dossier scientifici a sostegno di tali claims.

 Il documento concertato PASSCLAIM aiuterà chi preparerà e regolamenterà i claims e ne migliorerà anche la credibilità agli occhi dei consumatori. Questa strategia integrata genererà una maggior fiducia da parte dei consumatori nella fondatezza scientifica degli health claims, fornendo una risposta efficace alle loro preoccupazioni. 

Benché non esista una legislazione europea specifica in materia di sicurezza degli alimenti funzionali, gli aspetti di sicurezza alimentare sono già contemplati dalle attuali normative UE. 

Tuttavia, gli alimenti che rivendicano proprietà salutistiche devono tenere in considerazione il valore dietetico globale, compresa la quantità e la frequenza di consumo, ogni potenziale interazione con altri costituenti alimentari, qualsiasi impatto sul metabolismo e i potenziali effetti negativi, tra cui i rischi di allergia e intolleranza. 

Gli alimenti funzionali, consumati nell’ambito di una dieta e di uno stile di vita equilibrato, offrono grandi potenzialità nel miglioramento della salute e/o nel contribuire alla prevenzione di determinate malattie.

La questione degli health claims sta assumendo un’importanza crescente e vi è ampio consenso sulla necessità di un quadro normativo UE che tuteli i consumatori, favorisca il commercio e promuova l’innovazione del prodotto nell’industria alimentare.

Le opportunità di ricerca in campo nutrizionale nell’analisi del rapporto tra un alimento o componente alimentare e il miglioramento dello stato di salute e del benessere, oppure la riduzione del rischio di malattia, costituiscono la sfida più impegnativa per gli scienziati di oggi e di domani. Altro tema di importanza cruciale è la comunicazione dei benefici salutistici ai consumatori al fine di fornire le conoscenze necessarie per una scelta informata.

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