giovedì 4 ottobre 2012

FANNO BENE GLI SCOZZESI AD AMARE IL PORRIDGE ?


Questo articolo nasce da un lungo dialogo, avvenuto giovedì scorso su skype, con un mio collega medico che da poco è stato in Scozia per qualche mese. 

Mi parlava, tra le altre specialità gastronomiche, del porridge e della passione degli Scozzesi per questa preparazione: sbirciate questo link http://www.lacuochinasopraffina.com/cosa-cucino/porridge-come-si-prepara-per-una-colazione-anticellulite/1379 .

Il porridge è un alimento in "momento gastronomico" fondamentale al quale non si rinucia mai: la colazione.

Questa specialità è una piccola zuppa con la consistenza della polenta a base di avena, si consuma calda, con un pizzico di sale, a volte anche con zucchero di canna e del latte cremoso.

Una delle massime degli scozzesi su questo alimento è “il porridge si attacca allo stomaco e ti spazza bene le budella”, niente di più vero: ha tempi di digestione lunghi, ha un’adesione alle pareti gastro-intestinali molto forte e quindi un elevato potere saziante.

Un recente  studio ha  confrontato soggetti che utilizzavano a colazione porridge e altri che mangiavano altri alimenti tra cui, fette biscottare integrali o crossaints. 
Risultato?  I “porridgiani” consumavano un terzo in meno delle calorie a pranzo: NON MALE !!!
Il profondo senso di sazietà risiede nella fibra contenuta nell’avena.

L’importantissima fibra è la parte strutturale delle piante, dei cereali, della frutta e degli ortaggi; non può essere digerita dagli enzimi del nostro apparato gastrointestinale e quindi non ci apporta nutrimento.
Esistono due tipi di fibra: la solubile e l’insolubile.

La cellulosa è il tipico esempio di fibra insolubile mentre la pectina, particolarmente presente nella frutta,.
PARTIAMO DAL CONCETTO GENERALE: nessun alimento fa miracoli ( cosa che spesso si sente vox populi o in tv).
Alimenti come l’avena portano solo benefici al nostro corpo: abbassa i livelli di colesterolo, diminuisce la pressione arteriosa e contribuisce a tenere sotto controllo l’evoluzione del diabete.
La passione generale per l’avena nasce circa 10 anni quando diversi studi iniziano analisi mediche dettagliate sulle  eccellenti proprietà di questo alimento.

Dopo averlo solo considerato come cibo per animali l’uomo ha iniziato a vedere il lato nutrizionale e pratico dell’avena!

Occhio a quanto segue!

Il betaglucano è “la fibra dell’avena”: assorbe acqua nell’intestino formando un impasto che intrappola il colesterolo e una parte di acidi biliari.
Poiché questi acidi derivano dallo stesso colesterolo, la rimozione dall’apparato digerente costringe l’organismo a sinterizzarne altro con una netta diminuzione di questo lipide.

C’è però un limite: troppa avena determina eccessiva produzione di gas da parte dell’intestino.
Per ridurre il colesterolo del 5% sarebbe necessario ingerire circa 3-4 gr di betaglucano.
E dove si trova questa quantità di betaglucano?

Nell’arco della giornata dovremmo  assumere:

  • ·         una porzione da colazione di cereali tipo All bran
  • ·         una porzione di pasta di semola
  • ·         una porzione piccola di legumi o 1-2 frutti

La riduzione del colesterolo espressa in termini del 5% è molto significativa in quanto contribuisce a ridurre un possibile attacco cardiaco del 10%.

Altra importante capacità dell’avena è quella di ridurre la pressione arteriosa.
Un recente studio ha paragonato i risultati di un gruppo di pazienti che consumava 5 grammi di fibra solubile al giorno sotto forma di preparati di avena, tra cui il porridge mentre un altro gruppo mangiava cereali in generale con un contenuto in fibra molto basso.

Il gruppo “dell’avena” fu in grado di smettere di prendere il farmaco nel 50% dei casi.
Il meccanismo attraverso il quale l’avena apporta questo notevole benefico è legato alla secrezione di insulina.

Dopo un pasto aumenta la produzione di insulina: se questi aumenti sono frequenti, la produzione di questo ormone può diventare meno efficace e il corpo ne deve produrre sempre di più.

Questo maldestro meccanismo è l’insulinoresistenza : auguratevi che il vostro medico non pronuncia mai questa parola in riferimento al cambiamento, o meglio al peggioramento, del vostro stato di salute.
Perché?

Nella maggior parte dei casi l'insulinoresistenza caratterizza diverse condizioni patologiche come ipertensione, obesità e sovrappeso, steatosi epatica , dislipidemie in generale e, non poteva mancare,aterosclerosi.
Con un importante e costante utilizzo di fibra il rilascio di insulina viene rallentato perché è rallentato, in generale, l’assorbimento dei principi nutritivi degli alimenti.

All’interno dell’avena è, inoltre, contenuta una famiglia di antiossidanti poco considerata: l’avenatrammidi.
Svolgono una forte attività anti-radicale sono quindi in grado di proteggere efficacemente la matrice dermica (collagene, elastina, acido ialuronico GAG, …).
Oltre ad avere una forte pubblicità in ambito dermatologico, le avenatrammidi hanno importantissima capacità di impedire al formazione del colesterolo LDL di ossidarsi e quindi di danneggiare la arterie.

Buon porridge e buona avena a tutti !

lunedì 1 ottobre 2012

IL THE' VERDE E LE SUE PROPRIETA'


Il tè verde è una delle bevande che si stanno diffondendo maggiormente in Occidente, in virtù dell’alto contenuto di sostanze antiossidanti.

Questa tipologia di thè deve essere composta esclusivamente da foglie di Camelia sinesis e durante la lavorazione non debbono subire alcuna ossidazione.
Il consumo mondiale di thè colloca questa bevanda al secondo posto: dei 2,5 milioni di tonnellate di tè che si producono a livello mondiale, il 20% è rappresentato da tè verde (il 78% da tè nero, il 2% da tè Oolong).
La caratteristica principale è alto contenuto in polifenoli, presenti sotto forma di flavonoidi. 

Alla categoria dei flavonoidi appartengono le catechine (catechina, epicatechina, gallocatechina, epigallocatechina, epicatechina gallato, epigallocatechina gallato), sostanze con elevata funzione antiossidante.

Contenute soprattutto nel thè ed in modo particolare in quello verde, dove rappresentano circa il 20-30% del peso a secco, contribuiscono a sostenere le funzioni cardiache e concorrono al mantenimento di un buono stato di salute.
La quantità di catechine contenuta in questa tipologia di thè è la piu’ alta tra le diverse varietà.
Ulteriori fonti di catechine sono rappresentante dal cacao, dal cioccolato e dal vino ; sono inoltre ben rappresentate anche nel regno vegetale (frutta e verdura).

L'attuale interesse per i benefici legati al regolare consumo di thè verde e dei suoi estratti è in gran parte legato alla presenza di queste sostanze.

Il ruolo delle catechine è di bloccare l’azione dei radicali liberi, sostanza nocive derivanti da molteplici reazioni all’interno del nostro corpo che possono danneggiare le proteine ed il DNA (favorendo l'insorgenza dei tumori) ma anche la formazione, l'infiammazione e la rottura delle placche di colesterolo che minano la salute delle arterie e dell'intero organismo (i cosiddetti ateromi).

L’azione antiossidativa può essere diretta o indiretta: in quest’ultimo caso le catechine del thè verde potenziano l’azione della vitamina E.

L’attività antiossidante sembra esplicarsi attraverso l’inibizione degli enzimi pro-ossidanti (lipossigenasi, ciclossigenasi e xantina ossigenasi) e tramite l’induzione di enzimi antiossidanti (glutatione-S-transferasi e SOD).
L’azione antitumorale sembra esplicarsi attraverso: inibizione della DNA topoisomerasi I e II; decremento dello sviluppo di specie ossigenate; arresto del ciclo di proliferazione cellulare; decremento dell’espressione di geni antiapoptosi (Bcl 2); incremento dell’espressione di geni apoptotici .

Si deve sottolineare inoltre, come il trattamento combinato con EGCG e farmaci antitumorali di routine (per esempio tamossifene) induca morte  cellulare programmata in percentuale maggiore rispetto alla monoterapia.
Un nuovo studio pubblicato sull’American Society of Nutrition, documenta che le componenti antiossidanti presenti nel te verde possono aiutare la perdita di grasso addominale indotta dall’esercizio fisico.

In passato, alcuni ricercatori avevano anche suggerito che le catechine potrebbero anche essere di aiuto nella perdita di peso.
"The Journal of Nutrition" ha pubblicato i risultati di uno studio che collega il consumo di bevande contenenti catechine del tè verde (625/mg/die) ad un diminuizione massa grassa persa attraverso dall’esercizio fisico e allo stesso tempo ad un miglioramento del profilo lipidico.

Attraverso altri studi specifici, si è visto che l’EGCG induce apoptosi ( è il nome scientifico per indicare morte cellulare programmata) in diversi tipi di tumore: leucemia, melanoma, cancro alla prostata, allo stomaco, al colon, al polmone.

Non consumate thè verde in bottiglia, preparatelo in casa perché i necessari processi industriali priveranno il thè di quasi tutto il suo potere.

venerdì 29 giugno 2012

Il dottor Kellogg e la sua fissazione per il colon


Nello stato del Michigan è possibile visitare il Battle Creek Museum dedicato ai risultati di un medico letteralmente ossessionato dal ruolo del colon nella prevenzione e nel mantenimento della salute umana.

Il dottor John Havey Kellogg era convinto che la principale causa di tutte le malattie fosse la dieta a base di carne. 

Fu lui a sostenere e diffondere negli Stati Uniti d'America degli anni venti l'idea della necessità di ritornare ad una dieta "completamente naturale" dal momento che "i nostri più lontani antenati si cibavano esclusivamente di alimenti di origine vegetale".

Il motivo per cui Kellogg è universalmente ricordato è la sua principale invenzione: Corn Flakes nel 1897, una ricetta vegetariana che nelle intenzioni dell'autore doveva fornire tutti i nutrienti necessari.

APRO E CHIUDO PARENTESI SUI CORN FLAKES: in questo articolo sto descrivendo una breve storia con spunti sulla salute gastrointestinale, ma cosa sono i Corn Flakes? Io li consiglio?

La mia risposta è no: i Corn Flakes sono “vecchi”, hanno pochi spunti di felice riflessione, l’evoluzione della tecnologia alimentare ha partorito quello che ritengo in assoluto uno degli alimenti che dovremmo consumare nel 85% delle colazioni della nostra vita, ovvero gli All Bran; RAGAZZI GLI ALL BRAN SONO SALUTE ALLO STATO PURO !!!

Ritorniamo al nostro doc…

Kellogg era praticamente un infatuato del colon umano: sosteneva che la maggior parte dei disturbi del corpo umano derivassero dal cattivo stato di salute di questa parte del corpo.
Nel 1894 il dottor John Harvey Kellogg usò questa ricetta nella dieta vegetarina imposta ai suoi pazienti, che escludeva anche alcool, tabacco e caffeina.

Il ruolo dei suoi corn flakes sarebbe stato quello di pulire l ‘interno del colon, aiutando ad espellere i contenuti nocivi: in poche parole il cornflake nasce come purificatore e antiafrodisiaco.

Tutto questo processo sarebbe stato coadiuvato da altri due apparecchi: una macchina vibrante e una macchina per clisteri.
La prima aveva il ruolo di stimolare le peristalsi intestinale, ovvero state dicendo al vostro intestino di contrarre la sua muscolatura e aumentare il volume della massa fecale.

La seconda macchina è più curiosa:trattasi dell’antenata dell’attuale macchina usata per l’idrocolonterapia (nella foto un moderno esempio), un apparecchio che pompava più di 55 litri di acqua nel colon in un minuto.

La dieta che imponeva era costituita solamente da cibi insipidi: era infatti un sostenitore dell'astinenza sessuale ( oh mio Dio !!! ) e seguiva i precetti di Sylvester Graham che riteneva che i cibi dolci o piccanti potessero aumentare le passioni, mentre i corn flakes avrebbero avuto un effetto anti-afrodisiaco ( oh ri-mio Dio !!! ).
Una frase cardine del repertorio retorico di Kellogg era “Equilibrate la vostra flora intestinale e vivrete tanto e bene quanto i montanari delle Bulgaria”.

Kellog aveva scoperto la particolare longevità di queste popolazioni ed aveva individuato nel consumo quotidiano di buone quantità di yogurt il fattore principale di tanta beata salute.

La sua fissazione per la salute intestinale fu confermata dagli studio di un batteriologo russo, Il’ja Mecnikov.
Tradizionalmente lo yogurt è stato sempre prodotto con il Lactobacillus bulgaricus e lo Streptococcus Themophilus, che sono sensibili agli acidi e non passano dallo stomaco al colon in numero sufficiente; i batteri acidofili e i bifido batteri invece passano.

La loro grande capacità è di riuscire realmente ad espellere agenti patogeni come il Clostridium difficile, responsabile della diarrea.
Nei bambini la diarrea è dovuta ad un rotavirus ed alcuni studi hanno dimostrato che alcuni ceppi di Lactobacilli sono in grado di ridurre il problema in maniera significativa.

In generale, dato che il sistema gastrointestinale contiene circa il 70% delle cellule del sistema immunitario, potenziarlo attraverso una buona alimentazione ricca di fibre integrali e una buona integrazione di yogurt e/o fermenti lattici ci porterà solo vantaggi. 

mercoledì 30 maggio 2012

MA L'ASPARTAME E' UN VELENO?


È sempre difficile capire quale sia la verità con riferimento ad argomenti su cui ruotano mille idee e anche mille interessi, come nel caso dell’aspartame.

Trattasi di sostanza controversa e misteriosa: da un lato responsabile di tumore, sclerosi multipla, eritemi e dall’altro additivo innocuo.

Questo dolcificante è etichettato come “non calorico” e tecnicamente questa notizia va approfondita.
Arrivato nel tuo digerente il dibattuto aspartame si scinde in acido aspartico, fenilalanina e metanolo; il corpo puntualmente metabolizza e assorbe questi composti.

Il loro contenuto calorico complessivo è di circa 4 kcal il grammo: dov’è quindi il suo essere non calorico?
Questa proprietà risiede nella capacità dell’aspartame di essere 180 volte più dolce dello zucchero quindi abbiamo bisogno di una quantità notevolmente minore per avere la stessa dolcezza.

Molte bevande dietetiche contengono aspartame che, secondo le dosi giornaliere raccomandate, non deve essere maggiore di 50 mg al giorno per kg di peso corporeo.

E ora??? Noi quanto ne prendiamo???

Secondo diverse analisi anche i consumatori più accaniti ne assumono circa 1/10 della razione giornaliera massima.
Da rilevare che l’utilizzo dell’aspartame non può avvenire in cibi cotti con liquidi o al forno in quanto il calore andrebbe a determinare la perdita del suo potere dolcificante.

Gli studi sull’aspartame sono stati diversi: in circa il 30% dei casi si parla di effetti negativi che spesso sono emicrania, calo della vista e/o vertigini.
In pochi casi (24%) si sono verificati problemi gastrointestinali o (15%) problemi dermatologici.
Nella maggior parte dei casi queste difficoltà sono relative ad assunzioni molto alte di aspartame.

Alla Duke University è stato condotto uno studio soprattutto sugli individui che avevano dichiarato sensibilità all’aspartame.

I risultati hanno evidenziato alcuna differenza nella frequenza del mal di testa, nella pressione sanguigna o nelle concentrazioni d’istamina nel sangue (quest’ultimo valore è molto importante nel capire il potere allergenico) fra i gruppi sperimentali e quelli di controllo.

In un altro studio, effettuato all’Università dell’Illinois  con la partecipazione dei diabetici, i soggetti trattati con placebo hanno manifestato più reazioni del gruppo trattato con aspartame.

La tipologia di dati raccolta, anche in altri studi, è tendenzialmente contrastante e questo dimostra che i sintomi non sono irreali ma non è così immediato attribuire il tutto all’aspartame.


I sintomi, in generale, non sono netti ma posso essere attribuiti a diverse cause che difficilmente sono identificabili.

A volte, per esempio, potrebbe capitare di attribuire delle semplici palpitazioni all’aspartame piuttosto che alla caffeina appena ingerita tramite caffè espresso al bar.

In altri studi, invece, diversi sintomi allergici come orticaria o rigonfiamenti sono stati attribuiti all’aspartame giacché gli altri componenti dello studio non potevano produrre questa sintomatologia.
In realtà è salito alla ribalta negli ultimi tempi un metabolita, chiamato dichetopiperazina, capace di dare reazioni allergiche.
Va sottolineato che i tre prodotti della decomposizione(fenilalanina, acido aspartico e metanolo) dell’aspartame sono tutti tossici ad alte dosi.

La fenilalanina ad alte dosi può indurre danni celebrali soprattutto in quei bambini che nascono con la fenilchetonuria, un disturbo che non permette di metabolizzare questo composto.
Per i primi sei anni di vita, i bambini affetti da questo disturbo dovrebbero non assumere fenilalanina.
L’acido aspartico è stato studiato soprattutto nei primati.

Dopo la somministrazione di questa sostanza non ne risultò alcun danno e anche gli esseri umani lo eliminano rapidamente.

Il vero metabolita indiziato in realtà è il metanolo, che, se assunto in grosse quantità, può dare cecità e anche morte: diversi studiosi hanno additato il metanolo come sostanza insicura.
Ma attenzione a questo principio generale: NON ESISTONO SOSTANZA SICURE MA DOSI SICURE.

All’interno di una dieta generale il metanolo derivante dall’aspartame è insignificante; si trova naturalmente in diversi cibi e, per esempio, il contenuto nel succo di frutta è due volte e mezzo superiore alla quantità contenuta in una bibita con aspartame.

Ho letto su un paio di forum di benessere e medicina in generale di una certa Betty Martini, direttrice di Mission Possible International, un’organizzazione che combatte l’aspartame.
Contattata, sembra che vi fornirà tonnellate di prove contro l’aspartame.

Ma quanto è attendibile l’informazione via web? Ci sono tanti altri siti contro le proteine di soia, l’integrazione di proteine, l’olio di colza…

Io, non sono un fanatico dei dolcificanti (come spesso ripeto ai miei pazienti, non è fondamentale stare attenti al cucchiaio di zucchero nel caffè quanto alla quantità giornaliera di pasta o pane o carne rossa) MA capisco che per i diabetici, impegnati nel controllo dell’insulina, queste sostanze sono utili.

Partiamo da un presupposto: una sostanza immersa sul mercato sarà controllata e quindi saranno monitorati i suoi rischi.
Gli studi sull’aspartame indicano che qualche problema potrebbe verificarsi.

Ripeto di nuovo: ogni sostanza introdotta in maniera massiccia, con dosaggi elevati sarà problemi.
E lo stesso vale con l’aspartame :-)

Nel caso della sclerosi multipla la relazione con l’aspartame non è valida e la letteratura scientifica non la sostiene.
Cancro al cervello, tumori in generale e altre patologie rientrano nella stessa linea di ragionamento.
Il più brillanta ricercatore a livello mondiale nel campo cervello e nutrizione è Richard Wurtman del Massachusetts Institute of Tecnology.

Ho letto alcuni suoi interventi e alcune suoi punti di vista e il risultato finale è lo stesso: l’aspartame può dare convulsioni ma solo in pochissimi casi.
Nota; il nostro carissimo dottore consuma bevande dietetiche con aspartame.

Discussioni come queste sulla polarizzazione dei sintomi e sulle qualità di un alimento sono frequenti e tanto frequenti saranno i dubbiosi che diranno: non ti fidare di quel parere, quel ricercatore è stato pagato.

Pagato cosa vuol dire? Sarebbe più corretto FINANZIATO, che indica uno sponsor pagante un esperto per valutare determinate situazioni.
QUESTO NON VUOL DIRE COMPRARLO!

Continuerò a seguire questa vicenda, che si colloca nell’ambito delle situazioni aneddotiche da cui spesso si trae spunto per costruire un elemento scientifico degno di validità.

Senz’altro qualche individuo sostiene di aver ricevuto danni dall’assunzione di aspartame ma a oggi la scienza non ha dimostrato UNA MALATTIA EPIDEMICA LEGATA ALL’ASPARTAME A LIVELLO MONDIALE.

Ciao a tutti




lunedì 28 maggio 2012

PARADOSSALE ELOGIO DEL GRASSO


Quest’articolo parte da una singolare tradizione africana tipica soprattutto del popolo dei Masa, originario del Ciad.

Il rituale riguarda un vecchio e ancestrale isolamento di circa 8 settimane durante le quali i partecipanti consumano circa 11 pasti al giorno, per un totale di 13000 kcal quotidiane.

Perché consumare quasi il triplo delle calorie necessarie per un uomo?

Venerazione e stop! Non c’è altra motivazione. Per quando in occidente una simile pratica abbia del pazzesco, presso certe culture la corpulenza, il sovrappeso e le rotondità sono canoni di bellezza e riconoscimento socio-sessuale.

All’inizio la reazione di un organismo è piuttosto riluttante con crampi e vomito che diventano molto frequenti per poi lasciare spazio a un “regolare e asintomatico” ingrassamento.

Questo esempio non deve degnarci o spaventarci: la società moderna ha catechizzato, in uno stato di OGGETTIVA sovrabbondanza, il grasso come parametro negativo; fino agli anni ’70 e agli ’80 il grasso era o bello o non criticato e quest’atteggiamento andava a braccetto con periodi di OGGETTIVE carestie o di OGGETTIVO e modestissimo benessere. 

ATTENZIONE.
Per quanto il grasso sia brutto, il grasso sia odiato, il grasso sia odiato le sue funzioni nei tempi non cambiano.

La natura ha creato “il grasso” per garantire ai mammiferi quantità di energia in momenti di carestia e, in questo contesto, l’Homo sapiens ha accumulato questi depositi con grande efficienza.

S’ipotizza che questa efficienza sia dovuta ai particolari pericoli che l’uomo ha dovuto affrontare durante la sua evoluzione e, quindi, al raffinato meccanismo di adattamento che ne è derivato.
La varietà di cibo a disposizione dei nostri antenati era oggettivamente varia, ma questo non li poneva al riparo da possibili carestie.

Gli adipociti sono diffusi, presenti ovunque, costituiti sempre dalla stessa tipologia di cellula e si riempiono sempre di acidi grassi.

Questi accumuli derivano da grassi contenuti negli alimenti o dai carboidrati in eccesso; magro o grasso un corpo lo diventa anche quanto gli adipociti sono pieni: in questo caso il corpo produce nuovi adipociti che andranno a finire soprattutto in ventre, cosce e glutei.

La funzione è solo energetica? Assolutamente no.

Nel corso dell’evoluzione questo tessuto si è trasformato in una vera e propria fabbrica capace di costruire messaggi e ormoni, da rilasciare in seguito nel torrente sanguigno.

Guardiamo il famoso ormone leptina: se i depositi di grasso sono colmi, l'ormone invia un segnale al cervello che non "mangia più"; se invece la concentrazione della leptina diminuisce, allora torna l'appetito.

Durante la menopausa le cellule adipose sono l'unica sostanza in grado di produrre estrogeni.

La relazione tra grasso e sistema immunitario è altrettanto importante: durante l'invasione di una sostanza esterna i primi a percepire la presenza di agenti patogeni sono gli adipociti che provvedono a liberare proteine specifiche.

In casi di carestie si muore più facilmente perchè diminuisce l'interazione tra sistema immunitario e adipociti: siamo, per questo, maggiormente esposti a malattie e infezioni.

Elogiato, criticato, cosa succede al grasso?

Nell'arco degli ultimi vent’anni la letteratura ha evidenziato un ormai conosciutissimo dato: più grasso hai, più probabilmente sarà peggiore il tuo stato di salute.

Il rapporto prima indicato tra adipe e sistema immunitario, da fantastico alleato della nostra salute può diventare un avversario in quanto, se gli adipociti sono eccessivamente gonfi, questi possono creare un forte stato d’infiammazione.

Nel lungo periodo bisogna consumare più calorie di quelle che si assumono: gli adipociti così si svuotano.

Miei Carissimi affezionati lettori, quest’ultima riga è l’11° comandamento: Dio mi perdoni ma non mi perdoneranno certo quei ciarlatani che chiamano le diete in mille modi solo per vendere di più. Chiaro? A breve scriverò un articolo solo su questo.

Esiste un altro tipo di adiposità: quello di cui abbiamo parlato ora è il grasso bianco, esiste anche quello “bruno”.

Questo grasso è particolarmente presente nei neonati e ha lo scopo di raffreddare il corpo rapidamente.

È stato recentemente scoperto che queste cellule brune sono presenti in alcuni distretti corporei delle persone adulte snelle (dopo un lungo periodo in cui si è creduto che questo grasso fosse solo “da neonati”) capaci di consumare più calorie rispetto ai soggetti normali.

La presenza di questa tipologia di grasso garantisce un consumo calorico a riposo maggiore.

Sembra, quindi, che le persone magre per costituzione esistano davvero e ora i ricercatori stanno indirizzando i loro studi in questo senso, ipotizzando la possibilità di creare questo tessuto adiposo bruno.

Forse un giorno per essere magri dovremmo trapiantare dell’altro grasso? Probabile :-)




giovedì 17 maggio 2012

PICCOLA METAMORFOSI GASTRONOMICA ITALIANA


In Italia stiamo “gastronomicamente” cambiando?
Decenni fa l’eccezione era mangiare fuori, oggi è la regola? 

Partiamo 3 tra punti
1)      La società cambia
2)      Il tasso di occupazione femminile è aumentato notevolmente
3)      Gli adolescenti affollano bar e McDonald

Secondo una ricerca delle FIPE( Federazione Italiana Pubblici Esercizi) del 2007 il mercato italiano vale 50 miliardi di euro, dove le tavole di lusso rappresentano il 10% del totale ed il resto è ristorazione informale.
All’interno di questo “resto” c’è di tutto: McDonald, Sushi Express, happy hour, piadine rie, rosticcerie...
Nel passato( chiedere ai propri genitori) mangiare fuori era sinonimo di evento particolare quasi unico, ora tutti adorano mangiare fuori.

In casa prevale il piatto unico, veloce, rapido, magari surgelato; fuori casa l’insieme dei gesti si prolunga con più portate.
Il rito dell’aperitivo è significativo: diventa il simbolo dei pasti “socialmente aggreganti” ed è difficile stabilire se si tratta di una cena o di altro.

Gli stessi menù, che nel 90% dei casi coincidono, sono a base di nocciole, patate, olive: gli alimenti che ricordano l’Italia povera del dopoguerra.
Nonostante la crisi, il ruolo della ristorazione sembra essere quello di luogo in cui domina abbondanza e convivialità: alla faccia della crisi :-)

Dietro al cibo circolano tanti eurini, che si tratti di junk o di health food.

Una rilevazione del 2011 indica che i consumi generali in genere aumentano:
1)      Hamburger +6,3%
2)      Pizze +3,2%
3)      Panini +1,5%

Il ruolo più importante in questo contesto è recitato dai ristoranti a servizio completo a basso costo che indicono per il 47,9% sul mercato.
I bar distanziati e rappresentano il 23,9% del mercato; leggermente dietro le pizzerie che indicono sul 13,5% della torta.

Il resto va diviso per esercizi minori come panetterie, supermercati( sempre più attivi nel mercato del “pronto da mangiare”), gelaterie e ristoranti etnici.

Il mercato italiano delle ristorazione vale circa 50 miliardi di euro.
Gli hamburger rappresentano circa 1/50 di questo mercato così come i ristoranti etnici; il business dei panini sfornati e quello dei piccoli ristoranti producono un fatturato di circa il doppio rispetto ai precedenti segmenti.

Ringraziando Dio il concetto di sano si sta diffondendo, si sta comprendendo sempre di più che l’alimentazione è alla base della salute.
Spuntano così trasmissioni legate al dimagrimento, forum in sui si discute dell’effetto benefico di un alimento in particolare, agriturismi che vendono al dettaglio la loro frutta e i loro ortaggi.

E gli chef???  Sembrano loro i nuovi “VIP”, sono presenti ovunque: saloni della moda, fiera, trasmissioni televisive di ogni genere.

E poi, in ogni angolo della tv, spunta un il pinco pallino di turno, vecchio concorrente del GF o attorucolo di turno, che si inventa cuoco ( a volte sono patetici).

Libri? Neanche a parlarne, titoli a non finire, scaffali interi: io ne segnalo due, LA GRAMMATICA DEI SAPORI edizioni Gribaudo e SCUOLA DI CUCINA editore Dix; sono libri base che solleticheranno la vostra fantasia.

Frenesia e mode intorno al “food”: sarà energia positiva o negativa?
Staremo a vedere.