Questo articolo nasce da un lungo dialogo, avvenuto giovedì
scorso su skype, con un mio collega medico che da poco è stato in Scozia per
qualche mese.
Il porridge è un alimento in "momento gastronomico" fondamentale al quale non si rinucia mai: la colazione.
Questa specialità è una
piccola zuppa con la consistenza della polenta a base di avena, si consuma calda, con un pizzico di sale, a
volte anche con zucchero di canna e del latte cremoso.
Una delle massime degli scozzesi su questo alimento è “il
porridge si attacca allo stomaco e ti spazza bene le budella”, niente di più
vero: ha tempi di digestione lunghi, ha un’adesione alle pareti
gastro-intestinali molto forte e quindi un elevato potere saziante.
Un recente studio
ha confrontato soggetti che utilizzavano
a colazione porridge e altri che mangiavano altri alimenti tra cui, fette
biscottare integrali o crossaints.
Risultato? I
“porridgiani” consumavano un terzo in meno delle calorie a pranzo: NON MALE !!!
Il profondo senso di sazietà risiede nella fibra contenuta
nell’avena.
L’importantissima fibra è la parte strutturale delle piante,
dei cereali, della frutta e degli ortaggi; non può essere digerita dagli enzimi
del nostro apparato gastrointestinale e quindi non ci apporta nutrimento.
Esistono due tipi di fibra: la solubile e l’insolubile.
La cellulosa è il tipico esempio di fibra insolubile mentre
la pectina, particolarmente presente nella frutta,.
PARTIAMO DAL CONCETTO GENERALE: nessun alimento fa miracoli
( cosa che spesso si sente vox populi o in tv).
Alimenti come l’avena portano solo benefici al nostro corpo:
abbassa i livelli di colesterolo, diminuisce la pressione arteriosa e
contribuisce a tenere sotto controllo l’evoluzione del diabete.
La passione generale per l’avena nasce circa 10 anni quando
diversi studi iniziano analisi mediche dettagliate sulle eccellenti proprietà di questo alimento.
Dopo averlo solo considerato come cibo per animali l’uomo ha
iniziato a vedere il lato nutrizionale e pratico dell’avena!
Occhio a quanto segue!
Il betaglucano è “la fibra dell’avena”: assorbe acqua
nell’intestino formando un impasto che intrappola il colesterolo e una parte di
acidi biliari.
Poiché questi acidi derivano dallo stesso colesterolo, la
rimozione dall’apparato digerente costringe l’organismo a sinterizzarne altro
con una netta diminuzione di questo lipide.
C’è però un limite: troppa avena determina eccessiva
produzione di gas da parte dell’intestino.
Per ridurre il colesterolo del 5% sarebbe necessario
ingerire circa 3-4 gr di betaglucano.
E dove si trova questa quantità di betaglucano?
Nell’arco della giornata dovremmo assumere:
- ·
una porzione da colazione
di cereali tipo All bran
- ·
una porzione di pasta di
semola
- ·
una porzione piccola di
legumi o 1-2 frutti
La riduzione del colesterolo espressa in termini del 5% è
molto significativa in quanto contribuisce a ridurre un possibile attacco
cardiaco del 10%.
Altra importante capacità dell’avena è quella di ridurre la
pressione arteriosa.
Un recente studio ha paragonato i risultati di un gruppo di
pazienti che consumava 5 grammi di fibra solubile al giorno sotto forma di
preparati di avena, tra cui il porridge mentre un altro gruppo mangiava cereali
in generale con un contenuto in fibra molto basso.
Il gruppo “dell’avena” fu in grado di smettere di prendere
il farmaco nel 50% dei casi.
Il meccanismo attraverso il quale l’avena apporta questo
notevole benefico è legato alla secrezione di insulina.
Dopo un pasto aumenta la produzione di insulina: se questi
aumenti sono frequenti, la produzione di questo ormone può diventare meno
efficace e il corpo ne deve produrre sempre di più.
Questo maldestro meccanismo è l’insulinoresistenza :
auguratevi che il vostro medico non pronuncia mai questa parola in riferimento
al cambiamento, o meglio al peggioramento, del vostro stato di salute.
Perché?
Nella maggior parte dei casi l'insulinoresistenza
caratterizza diverse condizioni patologiche come ipertensione, obesità e
sovrappeso, steatosi epatica , dislipidemie in generale e, non poteva
mancare,aterosclerosi.
Con un importante e costante utilizzo di fibra il rilascio
di insulina viene rallentato perché è rallentato, in generale, l’assorbimento
dei principi nutritivi degli alimenti.
All’interno dell’avena è, inoltre, contenuta una famiglia di
antiossidanti poco considerata: l’avenatrammidi.
Svolgono una forte attività anti-radicale sono quindi in
grado di proteggere efficacemente la matrice dermica (collagene, elastina,
acido ialuronico GAG, …).
Oltre ad avere una forte pubblicità in ambito dermatologico,
le avenatrammidi hanno importantissima capacità di impedire al formazione del colesterolo
LDL di ossidarsi e quindi di danneggiare la arterie.
Buon porridge e buona avena a tutti !